CENNI STORICI: Chiusa Sclafani è un tipico paese medievale e nonostante alcune trasformazioni conserva ancora l’antica struttura. Secondo alcuni storici il nome di Chiusa proviene dal fatto che esisteva un luogo recintato dove si allevavano cavalli; secondo altri dall’essere chiuso tra i due rami del fiume Sosio ed il torrente Maltempo. Comprende due centri abitati: Chiusa Sclafani e la frazione di San Carlo. Secondo i più accreditati storici sull’attuale Monte Gristia sorgeva la città sicana di Scirtea, che sarà rasa a suolo nel 104 a. C. dai Romani per l’appoggio logistico e militare dato agli schiavi durante la seconda guerra servile.

La piana di San Carlo fu teatro della prima battaglia della seconda guerra servile, che vide contrapposti quarantamila schiavi contro sedicimila soldati romani. Nel 1175 il feudo di Clusa, che apparteneva al Vescovo di Girgenti, venne concesso da Guglielmo lI a Giovanni Antonio Sclafani, prode condottiero d’origine germanica stabilitosi in Sicilia al seguito dei Normanni. Alla sua morte gli successe il figlio Matteo, il quale, rispettando la tradizione dei nobili del suo tempo, costruì un castello attorno al quale sorse l’attuae paese. Nel 1553, regnando Carlo V D’ Aragona, Chiusa fu posseduta dai Cardona, il cui primogenito Alfonso fu anche viceré della Sicilia per ben due volte. Ai Cardona successero i Gioeni Cardona, e successivamente Chiusa passa alla famosa famiglia Colonna.       Nel 1865, data l’esistenza nel nuovo regno di altri comuni col nome di Chiusa, venne imposto di aggiungere un secondo nome; l’allora Amministrazione, ricordando il fondatore dell’antico casale Matteo Sclafani, aggiunse al nome Chiusa quello di Sclafani, divenendo così Chiusa Sclafani.

DISTANZA DAL CAPOLUOGO: Km 80

ALTITUDINE: 615 mt s.l.m.

ABITANTI: 3.500 (Chiusalini)

MUNICIPIO: P. Castello, Tel 0918353243; Fax 0918353499;

 MONUMENTI E OPERE D’ARTE

  • Il castello di Matteo Sclafani (1300) si erge sulla piazza omonima, al cui centro si trova la bellissima fontana del 1500.
  • Quartiere SS. Salvatore
    E’ il quartiere più antico del paese. Un resto singolare è la presenza in una fabbrica di uno stemma appartenente forse al Vescovo di Agrigento; tale edificio si ritiene che possa essere una delle prime case del paese. In questa zona si rinviene anche l’antico “muro del serraglio”, che doveva costituire una parte della chiusa dove venivano custoditi i cavalli.
  • Chiesa Madre, è dedicata a S. Nicolò di Bari; composta da tre navate. La Chiesa è un vasto tempio, ammirevole per la sua architettura e per la cupola; è adornata da pregevoli stucchi opera di Bernardo Sesta da Serradifalco. La sua costruzione fu iniziata nel novembre del 1771. Nella navata centrale, al di sopra dell’altare maggiore, si trovano tre tele: al centro è sistemata “l’Adorazione dei Magi”, tradizionalmente attribuita a Giuseppe Salerno, detto Zoppo di Gangi, ma di recente la critica l’ha riconosciuto Etteòr Crùzer (Marchese); a sinistra l’Annunciazione” di Andrea Carreca, della scuola di Pietro Novelli; a destra la “Trasfigurazione”, copia di un dipinto di Raffaello. Splendida è la cappella che accoglie il quadro della Madonna delle lacrime, un dipinto su vetro raffigurante la Sacra Famiglia dal quale, nel 1835, si assistette a cinque lacrimazioni della Madre celeste. Dal 1992 sono state traslate le spoglie di fra Innocenzo Caldarera. Splendida è la statua lignea dell’Immacolata del XVIII sec. attribuita a Gaspare Castelli. Nella cripta sotterranea della chiesa sono conservati: un bellissimo Crocifisso attribuito a Fra Benedetto Valenza, e la preziosa immagine del Sacro Volto di Cristo, donata da Urbano VIII al venerabile Fra Innocenzo.
  • Chiesa di S. Caterina
    Fu edificata nella seconda metà del XV secolo. La facciata, particolarmente semplice e singolarissima, è posta in risalto da una grande gradinata. La chiesa ha tre navate. Al di sopra dell’altare centrale è posta una tela raffigurante l’incoronazione della Vergine. Le cappelle a destra e a sinistra del presbiterio hanno due altari di tarda arte manieristica del sec. XVII. “Sono custodite tre pregevoli tavole, opera di Pietro Ruzzolone, restituite da Vincenzo Abbate al palermitano Antonello Crescenzio, detto il “Panormita”; i famosi personaggi in terracotta del presepe di Padre Melchiorre Marchese ed un’acquasantiera posta all’ingresso risalente al XVI sec. Leonardo Sozzo è autore della pala dell’altare, raffigurante la Madonna del Rosario ed i Santi Domenico, Antonio, Giacomo ed Onofrio. Al Crocifisso custodito nel presbiterio di sinistra si attribuiscono dei miracoli; dal 29 maggio 1633 si festeggia con l’uscita in processione preceduto da tutte le statue dei Santi. Vi si trovano anche due pregevoli “vare”, la statua di S. Barbara e la cappella della Patrona, scolpite dal famoso Benedetto Marabitti. La statua di S. Caterina è attribuita al Genovese.
  • Chiesa di S. Maria Assunta
    Sorse nel centro dell’abitato nella prima metà del XV secolo. La superba opera venne realizzata da Domenico Busacca con la collaborazione dei figli Giuseppe e Antonio. La chiesa è divisa in tre navate separate tra loro da sette colonne in pietra, di forma circolare, con alcune immagini superiori. “Il portale centrale, fiancheggiato da due colonne tortili impostate su punti, è sormontato da un timpano curvilineo riccamente ornato. Al di sopra dei due ingressi minori si aprono due finestre ovali con cornice di gusto tardo manieristico”. Nel presbiterio si trovano tre tele; la prima a sinistra mostra Maria morente circondata dagli apostoli, mentre quella a destra la sepoltura della Vergine: entrambe furono realizzate da Federigo Panepinto (1842). La tela centrale raffigura invece l’Assunzione di Maria, sostenuta da due angeli. Nella navata sinistra si trova una tela raffigurante il battesimo di Gesù del Panepinto, un arazzo di scuola fiamminga del XVI sec. di autore ignoto raffigurante la “Deposizione della Croce” e la Madonna Addolorata di Vincenzo Genovese, scolpita nel 1836, portata in processione il Venerdì Santo. La statua lignea di S. Giuseppe con in braccio Gesù Bambino posta lateralmente al presbiterio principale è attribuita alla scuola del Bagnasco, così come il gruppo ligneo della Vergine del Rosario e San Domenico.
  • Chiesa di S. Sebastiano, è situata nella vasta piazza del castello; esternamente si presenta molto semplice, all’interno la sua unica navata è arricchita da pregevoli stucchi della scuola del Serpotta. La fabbrica fu iniziata dal Sac. Paolo Paternostro, eseguita in quattro anni dal 1623 al 1627 ed arricchita sotto la Signoria di Marco Antonio Colonna e per molti anni servì come Pantheon della stessa famiglia. Il cappellone è contornato da quattro colonne laterali e due statue di S. Giovanni Battista e del Profeta Elia. “In cima alla nicchia d’altare ricorre il motivo, proprio di tanta arte decorativa barocca siciliana, dell’aquila cavalcata dal putto che dà fiato ad una tromba (il Trionfo della fede). E’ degno di rilievo il gruppo allegorico centrale del Giudizio Universale, composto da un’aquila stupendamente modellata con a cavallo un angelo”; al di sotto del quale è posta la statua in legno di S. Sebastiano d’autore ignoto, arricchita da un reliquiario incastrato nel petto e contenente del sangue ed un pezzetto di osso del Santo. Nelle pareti laterali in alto si ammirano i santi Ambrogio, Agostino, Tommaso e Gregorio Magno; in basso a destra le statue allegoriche della mansuetudine, costanza ed eloquenza; a sinistra l’umiltà, la salute e la verità; le statue poste ai due lati sono di stile differente. In alto, sulle cappelle laterali, dei medaglioni rappresentano l’apoteosi di S. Gaetano, la presentazione al Tempio, il martirio di S. Bartolomeo e quello di S. Lorenzo, ripetuti nelle pitture dei quadri. Il cappellone e la volta sono del palermitano Vincenzo Messina, le decorazioni laterali di Antonino Campisi di Gibellina e Giuseppe Busacca da Chiusa, mentre, gli affreschi e i quadri sono dei sacerdoti chiusesi Giuseppe Messina e Francesco Lo Cascio.
  •  Chiesa di S. Maria del Carmelo e l’annesso convento dei Padri Carmelitani.
    Sorsero intorno al XVI sec. La chiesa è costituita da un’unica navata, col presbiterio centrale occupato dalla statua della Madonna del Carmelo. Ai due lati della porta di ingresso si ammirano due pitture di Fra Felice da Sambuca: la buona e la mala morte. Ed ancora le statue di S. Francesco di Paola e a seguire l’Ecce Homo, Santa Giovina, S. Isidoro. A S. Vito, a cui sono devoti particolarmente gli abitanti dell’omonimo quartiere, nel 1974 sono state trafugate due cani di legno del 500, fatti ricostruire dai loro devoti. L’otto settembre di ogni anno veniva celebrata la festa della Madonna del Carmelo.
  • Chiesa di S. Antonio e il convento dei PP. Conventuali.
    Furono edificati nel 1545; l’interno è ricco di stucchi ed affreschi di gusto alquanto vernacolare, attribuiti allo stuccatore chiusese Giuseppe Busacca. Sull’altare maggiore si trova la statua dell’Immacolata di pregevole fattura. Gli stucchi e gli affreschi, pur presentando una meravigliosa arte figurativa, son ben lontani dall’arte presente nella chiesa di S. Sebastiano. Pur tuttavia, si evidenzia un’arte decorativa riconducibile ad artisti locali. il convento annesso fu abitato dai PP. Conventuali. Una volta soppressi gli ordini, fu trasformato in ospedale civico. Quando l’ospedale fu trasferito al locale annesso alla chiesa di S. Maria delle Grazie, il convento di S. Antonio fu trasformato in edificio scolastico. Oggi è abitato dalle suore di carità di Maria Bambina. La festa dell’Immacolata Concezione in passato si celebrava con riti religiosi e falò di legna.
  • Badia, è un complesso monumentale ubicato nel quartiere Barrere. Esternamente oltre al grande edificio è possibile ammirare la bella fontana e le mura che costituivano la sirba, cioè un giardino dove le suore coltivavano ogni ben di Dio. Di particolare bellezza è il portale di stile barocco che immette all’interno della chiesa ad unica navata attribuito al Busacca. La chiesa presenta dei pregevoli stucchi attribuiti ad Andrea Gagliano e Gaspare Serpotta. Attaccato alla chiesa resiste all’incuria ed al tempo l’antico monastero di clausura delle benedettine. Il fabbricato è costituito da tre grandi ali a forma di U. Da alcuni anni l’intero edificio, chiesa e monastero, sono stati acquistati dal comune ed è in atto una ristrutturazione; al completamento la struttura potrà essere adibita a diverse attività culturali, ricreative ed assistenziali.
  • Chiesa di S. Leonardo e Collegio
    Fu costruita da Padre Giustino Grassi nel 1421 sotto la signoria di Nicolò Peralta, conte di Chiusa. La chiesa “nella facciata esterna presenta un portale settecentesco di disegno scialbo ed elegante, è ad unica navata decorata con stucchi”. Le tele sono di Antonio Pennisi e rappresentano a destra S. Francesca Romana oblata benedettina; a sinistra S. Benedetto invia S. Placido a salvare S. Marco che sta per annegare nel fiume Aniene. Alla statua della Madonna del Lume vengono attribuiti diversi miracoli. La chiesa fu concessa ai PP. Olivetani nel 1614, i quali costruirono l’attuale collegio. L’edificio domina il paese ed è costituito da due immensi piani, internamente al giardino si trova una bellissima fontana di stile barocco. Il porticato del colIegio, mirabile, è stato disegnato da Antonio Muttoni. Per dispaccio reale di Ferdinanno IV il convento fu concesso nel 1796 alle suore Collegine della Madonna del Lume.
  • Chiesa di S. Michele, è sistemata nella parte alta del paese; fu fondata da Leonardo Gagliano nel 1587, con annesso un convento dei PP. Agostiniani. Oggi del convento non resta nulla. La chiesa è in condizioni vetuste e viene ancora occasionalmente utilizzata. In essa è da ammirare la pregevole statua di S. Michele. Si trova anche l’effige di S. Monica; alla sacra immagine veniva dedicato u viaggiu. In passato il 29 settembre vi si svolgeva una sontuosa festa dedicata al santo titolare della chiesa.
  • Palazzo della marchesa De Cordova
    Posto nel quartiere Barrere, oramai in stato d’abbandono mostra ancora un’austera bellezza e singolarità.
  •  Palazzo Bonfiglio, è un opera del tutto particolare; fu costruito nella metà dell’800 su progetto dell’architetto Almeyda, lo stesso che progettò il teatro Politeama di Palermo; di recente è stato riconosciuto monumento nazionale. Questo bellissimo palazzo e anche sede dell’associazione e del coro polifonico “Matteo Sclafani” ritenuto dagli esperti uno dei migliori cori siciliani.
  • Riserva naturale della Valle del Sosio 
  • Riserva naturale di S. Maria del Bosco

TRADIZIONI E FESTE A CHIUSA SCLAFANI:

  • Nisciuta d’‘u Bamminu
  • Giuseppe
  • Crocifisso
  • Fiera di S. Bartolomeo di musica sinfonica.
  • Madonna delle lacrime.
  • Sagra delle ciliegie.
  • La frazione di S. Carlo

A pochi chilometri da Chiusa Sclafani è ubicata la bella e sorridente frazione di San Carlo. La tenacia e la capacità lavorativa della sua gente ha saputo trasformare un territorio malsano, soggetto alle furie del fiume Sosio -Verdura, in un paesaggio suggestivo e ricco di agricoltura. La sua origine risale al 1620, anche se si ritiene che questa sia molto più antica, stando ai ritrovamenti romani della zona. La sua fondazione si deve ad un certo Ido Lercari, mercante genovese. Agli inizi del secolo San Carlo fu un importante centro ferroviario della linea ferrata, Corleone-Salaparuta. La borgata in poco tempo divenne ricca e fiorente, ma a contrasto di tale progresso la malaria fece sterminio. Si deve all’opera dei Sancarlesi e al D.D.T. se questo centro ritenuto malsano, oggi, rappresenta una zona fiorente d’agricoltura, dove i fattori climatici si conciliano con la capacità tecnico-lavorativa di tutta la popolazione, tanto da costituire una delle realtà più interessanti di tutta la Sicilia. Viene coltivato di tutto, dalle ortive agli agrumi, dalle pesche, all’olivo e alle susine, con elevate potenzialità di sviluppo.